Proprio così.
Magari a primo impatto non dicono nulla, ma osservandoli con l’occhio di un
bambino possiamo notare come questi stuzzicano la nostra fantasia. E’
incredibile come Munari da elementi semplici dalle forme elementari, riesca a
stimolare l’immaginazione. Elementi che a prima vista possono sembrare
tanto ovvi quanto scontati per la loro semplicità, concezione nata dal fatto che gli adulti amano
complicare le cose semplici, “addobbandole” con elementi superflui. Munari in
questo ammonisce: complicare è facile. Infatti quello che noi reputiamo
importante è esclusivamente il prodotto finale, l’estetica, l’apparenza. E ci
sentiamo appagati solo se il nostro prodotto acquista consensi, entusiasti
dell’ottimo risultato e scontenti dagli scarsi meriti. Per noi adulti esiste il
bello, il brutto, e per i più buonisti, una via di mezzo. I bambini invece sono
elettrizzati dall’idea del disegnare, dal procedimento stesso, perché questo
stimola la loro inventiva, sono appagati dalla varietà di colori a loro
disposizione, dai numeri di fogli da disegnare, dai diversi strumenti che possono
utilizzare per creare quelli che noi chiamiamo “scarabocchi”. Scarabocchi
perché ai nostri occhi sono semplici, non “addobbati” sufficientemente. Dunque, come può mutare in noi questo atteggiamento? Come può un bambino
“omologarsi” in adulto?
Munari nel suo
libro “Da cosa nasce cosa” scrive:
“Tutti sanno che
i bambini amano farsi ripetere la stessa storia tante volte, e ogni volta il
bambino se la fissa bene nella memoria, finchè da adulto, decorerà la sua villa
in campagna con i sette nani e biancaneve di cemento colorato. Così si
distrugge nel bambino la possibilità di avere un pensiero elastico, pronto a
modificarsi secondo l’esperienza e la conoscenza. Bisogna, fin che si è in
tempo, abituare l’individuo a pensare, a immaginare, a fantasticare, a essere
creativo.”
Adesso ho
riportato una rassegna che descrive molto bene quello che Munari intende per
Prelibri.
I PRELIBRI, un volume di culto ormai, sono stati pubblicati per la prima
volta da Danese nel 1980. Sono una serie di 12 piccoli libri (10 x 10 cm)
dedicati ai bambini che non hanno ancora imparato a leggere e scrivere,
disegnati per adattarsi alle loro mani e assemblati usando diversi tipi di
materiali, colori e rilegature.
Offrono una varietà di stimoli, sensazioni e
emozioni, che nascono dall'accostamento di percezioni e immagini:
"dovrebbero dare la sensazione che i libri siano effettivamente fatti in
questo modo, e che contengano sorprese. La cultura deriva in effetti dalle
sorprese, ossia cose prima sconosciute" (Bruno Munari).
Nell’anno
in cui ricorre il centenario della nascita di Bruno Munari, Officina Creativa
offre il suo piccolo tributo personale all’opera del maestro, premiando con i
suoi Prelibri il vincitore del primo
concorso pubblico della
nostra community.
Munari ha stabilito una via alternativa alla formazione dei bambini ed al pari
del collega Enzo Mari, ha posto le linee guida di un metodo progettuale
efficace tuttora, facendo della semplicità che desta stupore il suo cavallo di
battaglia. Ancora dopo cento anni, il lavoro di Munari continua infatti ad
essere inesauribile fonte di ispirazione per i designer di oggi, e la sua incredibile
produzione di libri-gioco uno strumento insostituibile per l’apprendimento dei
più piccoli. Il suo genio continua oggi a dare vita ad manifestazioni ed
iniziative che si ispirano al suo lavoro, come la mostra “Nel Segno di
Munari” ad opera
dell’illustratrice e docente Arianna Papini, che si svolge ogni anno a Firenze e
dedicata alla presentazione di prototipi di libri-gioco realizzati dagli
studenti della facoltà di Disegno Industriale dell’ateneo fiorentino.

A
– Che cos’è un libro?
B – Un oggetto fatto da tanti fogli, tenuti assieme da una rilegatura.
A – Ma cosa c’è dentro?
B – Di solito ci sono delle parole che, se fossero messe tutte in fila su una
riga sola, questa riga sarebbe lunga chilometri e per leggerla bisognerebbe
camminare molto.
A – Ma che cosa si legge in quelle parole?
B – Si leggono tante storie diverse, storie di gente di oggi o dei tempi
antichi, esperienze scientifiche, leggende, pensieri filosofici o politici
molto difficili, poesia, bilanci economici, informazioni tecniche, storie di
fantascienza…
A – Anche favole?
B – Certamente anche favole, storie antiche, nonsense, limerick.
A – Con tante figure?
B – Certe volte con moltissime illustrazioni e poche parole.

A
– Ma a cosa serve un libro?
B – A comunicare il sapere, o il piacere, comunque ad aumentare la conoscenza
del mondo.
A – Quindi se ho ben capito serve a vivere meglio.
B – Spesso sì.
A – Ma la gente li usa questi libri?
B – Alcuni ne leggono molti, altri li usano per decorazione, c’è gente che ha
in casa un solo libro: l’elenco dei telefoni.
A – Allora sarebbe utile che anche i bambini di tre anni cominciassero a
familiarizzarsi con il libro come oggetto, a conoscerlo come strumento di
cultura o gioco poetico, ad assimilare quella conoscenza che facilita
l’esistenza.
B – La conoscenza è sempre una sorpresa, se uno vede quello che sa già, non c’è
sorpresa. Bisognerebbe fare dei piccoli libri tutti diversi tra loro ma tutti
libri, ognuno con dentro una sorpresa diversa, adatta a bambini che non sanno
ancora leggere.
A – Posso averne uno anch’io?
B – Ne avrai una intera biblioteca, piccoli libri di tanti materiali diversi,
di tante materie diverse: un libro di ottica, un libro di avventure tattili, un
libro di geometria dinamica, uno di ginnastica, uno storico culturale, uno di
filosofia, un romanzo d’amore, un libro pieno di tutti i colori, un libro
trasparente, un libro morbido, un libro di fantascienza…
A – Ma come si chiamano questi libri?
B – I PRELIBRI.
A – Li voglio subito.
Bruno Munari, Febbraio 1980
Dodici piccoli libri di carta, di cartoncino, di cartone, di
legno, di panno, di panno spugna, di friselina, di plastica trasparente; ognuno
rilegato in maniera diversa.
Dal
retro di copertina dei Prelibri, la migliore descrizione che possa essere data
di questo incredibile strumento-libro-gioco. Ogni libro una sorpresa, un colore,
una forma, un materiale, ma soprattutto, neanche una parola. Poesia per gli
occhi e per le dita.
Creati da Bruno Munari ed editi per la prima volta nel 1980, i Prelibri sono
dodici libretti, raccolti all’interno di un contenitore-scrigno, realizzati interamente
a mano e perciò unici pur nella loro serialità. Ognuno è realizzato utilizzando
un materiale diverso e hanno legature diverse, alcuni presentano fustelle,
altri applicazioni di elementi curiosi, altri ancora sono solo forme e colori.
Ogni libro è double-face, ed estraendolo dalla sua taschina nello scrigno non
si sa mai cosa ci si possa trovare dentro. I Prelibri sono un oggetto prezioso,
come se ne trovano sempre più raramente, progettato come stimolo per la
curiosità e la manualità dei bambini, ma anche di noi adulti che non vogliamo
smettere di stupirci.

Il Libro 1 è un libro di cartone pesante, rilegato con dello
spago. Aprendolo ho scoperto un filo rosso di lana che lo attraversa tutto.
Attraverso piccoli fori il filo corre da una pagina all’altra, su e giù, per
poi tornare all’inizio.
Nel secondo libro c’è un signore che fa ginnastica. Parte
stando in piedi, si slancia di lato e fa una capriola, per poi ritrovarsi a
testa in giù appoggiato sulle mani. Questo libro è divertente perché se lo
sfogli al contrario c’è lo stesso signore che invece fa una buffa caduta.
Il terzo libro è la storia di una bolla. Una piccola bolla
azzurra che diventa sempre più grande fino ad ingoiare tutta la pagina. Quando
tutto è diventato azzurro, nasce una nuova piccola bolla bianca che diventa
sempre più grande fino ad ingoiare tutto di nuovo e poi si ricomincia da capo.
Il Libro 4 è colorato. Le pagine sono cartonicini di diverso
spessore e colore. Una mi fa pensare al mare, una al cocomero, una alla terra del
mio giardino.
Il Libro 5 è verde. Dentro ci sono delle formiche che si
muovono e si affaccendano dietro ai loro lavori. Per fortuna ci sono anche dei
buchi, così posso vedere le formiche che si muovono da una stanza allaltra del
formicaio.
Nel sesto libro ci sono delle forme colorate, gialle, blu e
rosse. Tra una forma e l’altra c’è una pagina di plastica trasparente, colorata
anche lei. Così se giro la pagina da una forma all’altra posso vedere i colori
cambiare, che si combinano come quando mischio le tempere.
Il settimo libro sembra fatto di spugna, come quelle che la
mamma usa in cucina. È morbido e le pagine sono spesse, così se ci sono
ritagliate delle figure all’interno è una bella sensazione metterci le dita
dentro.
Il Libro 8 è ancora più morbido. È fatto di una stoffa color
rosa acceso e all’interno ho scoperto un bottone e un’asola, così posso
abbottonare le pagine tra di loro come faccio con il mio maglione.
Il nono libro è fatto di tre tavolette di legno, legate con
dello spago. Su ognuna ci sono delle scanalature che corrono in direzioni
diverse. Il legno è liscio e profumato.
Il Libro 10 ha delle pagine di plastica rigida, è dentro è
tutto grigio di nebbia. Si vede e non si vede, ma guardando bene ho trovato un
gatto che dà la caccia ad un topino.
L’undicesimo libro è fatto di plastica morbida e
trasparente. Su ogni pagina c’è un solo pallino giallo, ma guardandolo da fuori
puoi vedere che tutti i pallini gialli si dispongono in un cerchio, come a
formare le ore di un orologio.
L’ultimo libro è un libro strano. È fatto di stoffa e
cartoncino e dento ci sono il giorno e la notte e dei buchi per vedere
attraverso. Girando le pagine a volte la notte ingoia il giorno, a volte il
giorno vince sul buio. E nel buio della notte, nel centro del libro, ho
scoperto un ciuffo di pelo morbido. Che sia la coda di un gatto?
Dunque
quale il libro di ottica, quale quello di filosofia, di storia naturale? A voi
scoprirlo e alla vostra immaginazione. Intanto, fino a quando non potrete
sfogliare questi piccoli tesori con le vostre dita, potete andare a curiosare
tra le altre fotografie nella nostra galleria su Flickr.