Non semplicemente supporto per il testo, la carta comunica un messaggio
attraverso il formato, il colore, i tagli e la loro alternanza. Si omettono gli
elementi che costituiscono il libro tradizionale, come il colophon e il
frontespizio, e la lettura diventa lo svolgersi cadenzato di una composizione
musicale, con timbri sempre diversi nell’alternarsi delle pagine.
Nei libri di Munari ogni
elemento si fa carico di contenuti semantici specifici che riguardano la carta,
lo spessore, la trasparenza, il colore e il formato delle pagine.
All'esperienza visiva della texture, con qualità di lucido o di
opaco, si affianca l'esperienza tattile legata al senso della morbidezza o
della durezza, oltre alle fustellature e le pieghe.
Libro illeggibile N.Y.1
«È un libro di comunicazione plurisensoriale, oltre che visiva. Fu
così che nacquero i "libri illeggibili", così chiamati perchè non c'è
niente da leggere ma molto da conoscere attraverso i sensi»
Libro
illeggibile. Così si chiama questo volume che Munari ha realizzato nel 1967 per
il Museum of Modern
Art di New York, in occasione della mostra "Two graphic
designers".
È un libro di cartoncino rosso, nero e grigio. Cartoncino bucato, con fori perfettamente rotondi che lasciano intravedere le pagine successive, che come porte ci conducono a un cuore di pagine traslucide che svelano piano piano il percorso di un luminoso filo rosso.
È un libro di cartoncino rosso, nero e grigio. Cartoncino bucato, con fori perfettamente rotondi che lasciano intravedere le pagine successive, che come porte ci conducono a un cuore di pagine traslucide che svelano piano piano il percorso di un luminoso filo rosso.
Questo
filo attraversa lo spazio, per sparire infine nell'ultima pagina, giocando con
le spirali-scarabocchio che Munari dissemina tra le pagine. È un libro senza
storia, senza parole, ma racconta molto di noi stessi. I colori vengono percepiti
da ognuno in modo unico. Non si tratta solo di vedere ma di sentire in un senso
ampio. Con il tatto: carta ruvida che si alterna a carta liscia; con l'olfatto:
il cartoncino, i fogli traslucidi, e il libro hanno odori distinti (e chissà
dov'è stato conservato, questo volumetto così sorprendente, prima che
approdasse fra i nostri libri); con l'udito: scorrendo fra le pagine, il filo
non fa sempre lo stesso rumore, perché interagisce con carte diverse in modo
diverso.
Questo
non è il primo libro "illeggibile" di Munari, che lo crea quando
ormai da anni ragiona sui menabò, cioè sui modelli "nudi" dei libri,
che ancora non sono stati riempiti dalle parole e dalle immagini. Gli interessa
la forma, non come concetto, bensì per come la possiamo sentire, e per come
effettivamente la sentiamo.
Nel 1949
alla Libreria Salto di Milano espone i primi illeggibili. Alberto Mondadori,
che scrive il testo di presentazione, ci regala questa bellissima riflessione:
«Forme, colori, spazi, accordi, ritmi, possono essere usati come linguaggio per esprimere delle sensazioni, degli stati d'animo, per "raccontare" qualcosa. (...) Colori allegri, colori tristi, drammatici, pesanti, vaporosi, forme lievi, fragili, decise o accennate, angolose o morbide, pagine sottilissime, pagine rigide, molli o dure, opache o trasparenti, intatte o strappate, possono diventare un linguaggio comune ad ogni essere umano.»
«Forme, colori, spazi, accordi, ritmi, possono essere usati come linguaggio per esprimere delle sensazioni, degli stati d'animo, per "raccontare" qualcosa. (...) Colori allegri, colori tristi, drammatici, pesanti, vaporosi, forme lievi, fragili, decise o accennate, angolose o morbide, pagine sottilissime, pagine rigide, molli o dure, opache o trasparenti, intatte o strappate, possono diventare un linguaggio comune ad ogni essere umano.»
Fonti: